ANDIAMO A VOTARE E VOTIAMO SI
12/13 giugno
referendum sulla procreazione medicalmente assistita
A RISCHIO LA LEGGE SULL’ABORTO
I QUATTRO QUESITI REFERENDARI (legge n. 40/04)
Il primo quesito propone l’abrogazione di alcune parti di articoli che prevedono limiti alla ricerca scientifica sugli embrioni.
Il secondo quesito propone la cancellazione dell’obbligo di creare in vitro un numero massimo di tre embrioni per volta e dell’obbligo di trasferirli nell’utero in un’unica soluzione.
Il terzo quesito propone di abrogare interamente l’articolo n. 1 con il quale vengono equiparati i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso quelli del nascituro, cioè dell’embrione.
Il quarto quesito propone di abolire il divieto alla fecondazione eterologa.
Siamo ormai in prossimità del referendum. Preoccupazioni e tensioni sui risultati sono ben presenti. Abbiamo la consapevolezza che si tratta di questioni rilevanti, questioni che andranno ad incidere sulla nostra vita ed in particolare su quella delle giovani generazioni.
Pensiamo che vincere questa sfida, cioè abrogare i 4 articoli di legge su cui siamo chiamati ad esprimerci, sia di fondamentale importanza ai fini dei diritti individuali delle persone, per una società plurale ed aperta, che prenda le distanze da integralismi e tentativi di ritorni, di regressioni culturali di ogni tipo.
Noi di Rose Rosse – gruppo di donne di sinistra indipendenti – avremmo preferito l’abrogazione totale di questa legge, ritenendola talmente sbagliata nel suo impianto, da non poter essere “corretta” in modo adeguato. Uno dei principali motivi per cui la consideriamo una legge strutturalmente sbagliata è che essa non ha alcuna caratteristica di laicità, ma ha, al contrario, un’impostazione del tutto etica.
Pensiamo che lo Stato laico sia un valore, strettamente legato al grado di democrazia di un paese. Lo Stato non deve affermare ciò che è moralmente giusto per i cittadini, ma, viceversa, deve garantire le libertà individuali affinché ognuno possa credere in valori e/o religioni secondo coscienza. Compito dello Stato diviene, allora, quello di garantire le regole, le responsabilità del vivere civile.
Pertanto, in questa ottica, appare inaccettabile che per legge – e questa legge lo fa – si possano, per es. determinare le caratteristiche di chi può accedere a queste tecniche. Infatti, la legge decide quali sono le condizioni legittime per procreare, cioè stabilisce chi può fare famiglia. Oggi ai single e ai gay è vietato il ricorso a tecniche di fecondazione assistita. La stessa fecondazione eterologa (cioè con un seme donato da un terzo fuori della coppia tradizionale) non è permessa: il che ci pare francamente in contraddizione con la legge che prevede l’adozione, per non parlare dell’affidamento che è permesso anche ai single…
I problemi che questi referendum suscitano sono molteplici e, secondo noi, riconducibili ai seguenti grandi temi:
– salute e ricerca scientifica
– disuguaglianze sociali e redistribuzione delle risorse
– libertà individuali e autodeterminazione delle persone
Salute e ricerca scientifica
Questa legge ha chiaramente scopi ideologici: uno dei quali è quello di garantire che nessun uovo fecondato vada perduto. E per far ciò essa non tutela la riuscita – al meglio – del trattamento di fecondazione medicalmente assistita e non tutela, tanto meno, la salute della donna e del nascituro. Infatti, l’obbligo di creare in vitro soltanto tre embrioni per poi trasferirli contemporaneamente nell’utero, rende di fatto necessaria la ripetizione della stimolazione ovarica, che è pratica non priva di rischi e di difficile tollerabilità. Infatti le probabilità di successo, al primo tentativo di impianto, sono piuttosto basse. Quindi, la crioconservazione degli embrioni ha lo scopo di proteggere, più che si può, la salute di quelle donne che, per poter esaudire il loro desiderio di maternità, decidono di sottoporsi a questi pesanti trattamenti. La crioconservazione andrebbe allora inquadrata in un’ottica di indicazione medica.
Inoltre sussiste l’obbligo di trasferire in utero i tre embrioni in un’unica soluzione, anche se questi sono geneticamente difettosi, con la possibilità poi in seguito di ricorrere all’aborto terapeutico!!
Tutto ciò, nonostante ci siano possibilità di diagnosi genetiche pre-impianto, che permettono di non utilizzare gli embrioni malati.
La legge ammette l’accesso a tecniche di procreazione assistita solo alle coppie sterili, e quindi le coppie portatrici di malattie genetiche che vorrebbero accedervi per la possibilità di diagnosi pre-impianto, pur potendo aver figli per vie naturali, rimangono escluse.
Crediamo che quanto sopra sia un chiaro segnale di noncuranza, di non rispetto, anzi di predominio, non solo verso e sulle donne che sono lese nel loro diritto alla salute, ma anche nei confronti della classe medica e del mondo scientifico.
Infatti sono i medici che possono valutare quanti embrioni impiantare, a secondo delle caratteristiche delle singole donne.
Ed è il mondo della scienza, che sta compiendo studi per migliorare le tecniche, allo scopo di arrivare ad impiantare un solo embrione ed evitare così parti multipli, dannosi per la madre e soprattutto per i nascituri, che solitamente sono prematuri e sottopeso.
Ed è il mondo della scienza, che sta orientando gli studi verso un campo molto promettente, che è quello della ricerca sulle cellule staminali embrionali sopranumerarie. Ma, dal momento che queste non ci sono più, la ricerca in Italia è bloccata (anche perché è vietato fare ricerca sugli embrioni che erano in essere prima dell’avvento della legge). Così, come di consueto nel nostro paese, si verificherà una fuga di cervelli all’estero, lasciando ad altre nazioni il merito di essere riusciti ad individuare possibilità di guarigione per malattie importanti, quali l’Alzheimer, il Parkinson, il diabete e tumori di vario tipo.
Disuguaglianze sociali e redistribuzione delle risorse
La legge mette a disposizione del Servizio sanitario nazionale un fondo del tutto esiguo, il che comporta lunghe liste d’attesa e quindi una spinta verso i centri privati, non tanto verso i centri italiani, che hanno comunque le mani legate dai vincoli di legge, ma piuttosto verso quelli esteri, dove le leggi sono più eque. Da ciò discende che, come al solito, chi ha condizione economiche elevate potrà permettersi di avere figli, gli altri, con ogni probabilità, dovranno rinunciare: i costi infatti sono molto alti, dai 5.000 agli 8.000 euro, più le spese di trasferta.
Questa legge è inoltre in contrasto con quelle europee (ad es. in molti paesi la fecondazione eterologa è permessa e non ci sono vincoli sul numero di embrioni). E quindi, di fatto, la legge non impedisce il ricorso alle tecniche di procreazione assistita, ma lo permette solo alle classi agiate, creando così una forte ingiustizia sociale, negando solo ad alcuni il diritto alla maternità e il diritto alla salute (la sterilità è riconosciuta come malattia anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità).
Autodeterminazione e libertà individuali
Come affermato precedentemente, non deve essere il legislatore a decidere chi può avere o meno dei figli, ed in che modo: questo è il campo delle libertà individuali, delle scelte personali. A nostro giudizio, e secondo una visione laica, lo Stato dovrebbe tutelare il diritto alla procreazione, quale diritto delle persone.
L’impostazione data dalla legge che afferma che l’embrione è portatore di diritti e quindi costituisce vita autonoma, ci appare, nel quadro delle libertà individuali, dell’autodeterminazione delle persone, enormemente fuorviante.
Ci sembra più opportuno invece riflettere su cosa sia la maternità per una donna.
Essa è puro desiderio: di sentire quel legame profondo, che parte dall’interno del proprio corpo, di sentire dentro di sé un essere che cresce, che si forma. La donna e questa nuova creatura sono inseparabili, vivono come in simbiosi, e quindi, sono difficilmente distinguibili.
Perciò la donna non deve essere, in alcun modo, considerata come semplice fattrice di ovociti e come contenitore puramente materiale di embrioni o feti.
Le donne hanno il diritto di autodeterminazione su se stesse, sul proprio corpo, sono loro che, in una situazione di libera accettazione, accolgono e danno nuove vite al mondo. Non ci devono essere, in definitiva, ambiguità fra quelle che sono le responsabilità della donna e i diritti dell’embrione.
In ultima analisi, vorremmo fosse chiaro che le tecniche di procreazione medicalmente assistita nulla hanno a che fare con donne anziane in preda a deliri di giovinezza che vogliono avere figli in tarda età o coppie che vogliono figli “su misura” e tanto meno non vi è alcun interesse per clonazioni riproduttive, come qualcuno potrebbe pensare. Al contrario, queste tecniche si rivolgono a quelle tante coppie sterili che hanno il desiderio – naturale ed umano – di riprodursi, vivendo l’esperienza della gravidanza e del parto (l’adozione non permette questo, ovviamente).
Vi è poi una questione, per così dire, operativa: quella della data, fissata dal Governo per il 12/13 giugno. Questa è l’ultima data possibile per legge, e va a cadere – pensiamo non a caso – in un periodo già a rischio “balneare”.
Oltre a ciò, parti politiche contrarie al referendum dichiarano di astenersi dal voto ed invitano i cittadini a fare altrettanto. Lo scopo – dichiarato – è quello di non raggiungere il quorum necessario, far cadere i referendum e mantenere così intatta la legge.
Ci sembra che questo sia un vero e proprio atto di boicottaggio, che va a ledere uno dei valori più grandi della democrazia: quello del diritto-dovere di voto. Riteniamo questo un comportamento politico grave e civilmente diseducativo.
Infine, ma non ultimo per importanza, se gli articoli di legge di cui ai referendum non verranno abrogati, la legge n. 194, che prevede l’Interruzione volontaria di gravidanza, entrerà immediatamente in “crisi”, e verrà subito attaccata e modificata perché vistosamente in contraddizione con l’articolo n. 1 della legge sulla procreazione assistita che equipara i diritti delle persone nate con quelle dell’embrione.
Siamo davvero davanti ad un momento politico importante: dopo il divorzio, dopo l’aborto, abbiamo la possibilità di continuare lungo questo percorso di civiltà, per conferire pari dignità alle donne, lasciandole libere nelle loro scelte riproduttive e garantendo loro, contemporaneamente, il diritto alla salute.
Una società moderna, progressista, multietnica, ricca e democratica si costruisce con uno spirito laico che rispetti le diversità, a partire da quella di genere, e le faccia convivere. Di questo, crediamo, se ne gioveranno tutti: donne e uomini.
DEFINIZIONI
Fecondazione omologa
I gameti (ovocita e spermatozoo) utilizzati per la fecondazione in vitro appartengono ai componenti della coppia che vuole avere il figlio.
Fecondazione eterologa
Uno dei gameti, solitamente quello maschile, viene donato da una terza persona, esterna alla coppia.
FIVET
E’ la più comune tecnica di fecondazione medicalmente assistita.
La donna viene sottoposta ad una intensa stimolazione ormonale (non priva di rischi e di sofferenze) per ottenere una maturazione contemporanea di più ovuli, che vengono poi prelevati e fecondati in vitro con gli spermatozoi. Nella prima fase di sviluppo, più embrioni (il numero è deciso dal medico che valuta i casi individuali) vengono trasferiti in utero: questo per avere maggiori probabilità che uno di loro si annidi e dia luogo a una gravidanza.
Il procedimento riesce raramente al primo tentativo. Perciò, per evitare alla donna di ripetere il trauma fisico della superstimolazione ovarica, si congelano (crioconservazione) gli embrioni ottenuti con la prima stimolazione, che saranno trasferiti in utero in seguito, in caso di fallimento dei tentativi precedenti.
Diagnosi genetica pre-impianto
E’ un’indagine che ha il fine di evitare di avere un figlio con difetto genetico.
Si effettua quando ci sia il sospetto di trasmettere una grave malattia ereditaria. Si esamina una cellula prelevata dall’embrione, prima che venga inserito in utero.
Cellule staminali
Cellule non ancora “differenziate”, prelevabili facilmente dall’embrione, sulle quali gli scienziati stanno indirizzando promettenti ricerche al fine di curare malattie degenerative, quali tumori, Alzheimer, Parkinson.
ANDARE A VOTARE
E VOTARE SI
E’ UN ATTO DI RISPETTO
E DI CIVILTA’!!
Il cammino che ci ha portato al voto referendario
Febbraio 2004 – il Parlamento italiano approva la legge n.40 che regolamenta la procreazione medicalmente assistita, già normata in quasi tutti i paesi europei.
Marzo 2004 – il partito Radicale avvia la raccolta delle firme per andare ad un referendum abrogativo dell’intera legge.
Luglio 2004 – alcuni componenti della sinistra (in prima fila le donne DS) propongono 4 referendum parzialmente abrogativi: si teme infatti che il referendum per l’abrogazione totale non venga ammesso dalla Corte Costituzionale.
Tutti insieme (Radicali, sinistra laica, associazioni varie) raccolgono le firme necessarie, e ci riescono: nel paese l’interesse appare alto, molti cittadini “sentono” l’argomento.
Gennaio 2005 – la Corte Costituzionale ammette solo i 4 referendum parziali. Il referendum sull’abrogazione totale non viene ammesso perché la legge è ritenuta costituzionalmente necessaria (non si vuole creare cioè un vuoto legislativo).
Spetta ora al Governo stabilire la data dei referendum, data che deve essere compresa – secondo la legge – tra il 15 aprile e il 15 giugno.
7 aprile 2005 – il Governo fissa per i referendum l’ultima data possibile:
il 12 e il 13 giugno 2005
Le componenti del gruppo Rose Rosse aderiscono al Comitato per il SI ai referendum – Coordinamento
di Castel Maggiore